Il frammento restaurato da RavennAntica appartiene al pavimento d’un tricliniosala da pranzo di una ricca domus, scoperta a Faenza nel 1963.
Al centro d’un ampio e complesso impianto decorativo, ritmato da cerchi e ottagoni, era collocato un emblema. Nel frammento recuperato dell’emblema campeggia un leopardo, mutilato del muso, che balza su un animale, una gazzella o un altro ungulato, di cui rimangono solamente le zampe posteriori. Il manto chiazzato del leopardo, tessuto con tessere in pietra locale, sfoggia toni di verde, ocra, rosso scuro, arancio, giallo (foto 3); una linea d’ombra sottolinea il suo agile profilo. Il paesaggio è riassunto in poche, strette strisce d’erba a sostenere le zampe degli animali.
Il tema del predatore che insegue la preda è antichissimo e molto diffuso, costella il bacino mediterraneo con tutte le possibili varianti: leone, leopardo, cane tra i predatori; gazzella, antilope, toro, coniglio tra le prede. In Italia motivi analoghi si trovano nella villa di Piazza Armerina, in Sicilia, ma nella regione Aemilia è una rarità.
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