Mosaico di san Severo

Luogo Classe

Il mosaico decorava il pavimento del secondo sacello della basilica di San Severo, collocato accanto al nartece della chiesa, insieme a un maggiore sacelloCappella annessa a una chiesa, destinata a specifici scopi devozionali o sepolcrali.

Seppur lacunoso, il pavimento mostra una decorazione di impianto centripetoChe tende a convergere verso un punto centrale: da quattro crateriGrandi vasi utilizzati per mescolare vino e acqua nel mondo greco collocati agli angoli della stanza si dipartono festoni vegetali convergenti al centro (foto 1 4 5 6 7); qui un disco racchiude un fiore a otto petali (foto 2).

È una composizione diffusa in medio Oriente e con questa configurazione soprattutto in nord Africa, sulle coste della Tunisia, dove gli esempi sono numerosi. Il soggetto più prossimo al mosaico del sacello arricchiva il pavimento d’una domus della Cartagine romana la cui struttura, a parte il differente motivo centrale, rivela la stessa impostazione, sin nelle asimmetrie delle volute d’acanto e in alcune variazioni: nel mosaico cartaginese spiccano due grandi frutti in prossimità dei crateri, ma solo in due delle quattro piramidi di alloro, come nel mosaico di San Severo in cui anche le coppie di crateri sono differenti.
Significativo il confronto col pavimento di Dougga: rispetto alla ricca policromia, tipica dei mosaici africani, il mosaicista del sacello di San Severo preferisce una gradazione cromatica più contenuta e una più netta astrazione.

 

 

 

In alto a sinistra: il mosaico del sacello di San Severo nella ricostruzione grafica di P. Perpignani di RavennAntica.

In alto a destra: disegno di M. P. Raynaud di un mosaico pavimentale a Cartagine, in Tunisia.

A sinistra: disegno di M. P. Raynaud di un mosaico pavimentale a Dougga, in Tunisia.

Il soggetto, caratterizzato dal forte rapporto tra il centro e i quattro angoli, si prestava a equivalenze simboliche che trovano coronamento a san Vitale, nella volta paradisiaca del presbiterio. L’agnello dell’Apocalisse (5, 614 e altri brani)  presiede il centro del firmamento, sorretto da quattro angeli “cardinali”, e i festoni ricchi d’ogni bene si dipartono non da crateri, ma da pavoni, simbolo d’immortalità nella cultura orfico-pitagorica e assimilato dalla cristianità (Bachofen), a rappresentare i quattro angoli del mondo. Come nei mosaici tunisini e nel sacello, festoni o piramidi d’alloro sono diversificati: due sono fioriti, con abbondanza di gigli, gli altri due carichi di frutti.

A sinistra la volta paradisiaca del presbiterio di San Vitale, a destra la ricostruzione del sacello di San Severo

 

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